Produrre ed esportare per massimizzare il profitto: così il business dei farmaci svuota le farmacie italiane.
Il caso del Leukeran, il farmaco antitumorale che l'Italia non conosce.
Leukeran, il farmaco "nascosto" all'Italia: così si specula sul tumore.

ROMA - Le aziende farmaceutiche producono. E più producono, più esportano. E più esportano, più l'Italia resta all'asciutto. Questo il circolo vizioso che riguarda tanti, troppi, farmaci che con una regolarità spaventosa, e preoccupante, finiscono all'estero lasciando gli scaffali delle farmacie italiane sempre più vuoti. Spesso a entrare nel vortice di speculazione e ricerca del profitto estremo sono i medicinali più innovativi, ad elevato valore terapeutico e quelli che non hanno un equivalente alternativo. 

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Così accade che in nessuna delle farmacie di Roma  - 1048 per l'esattezza - sia possibile trovare il Leukeran, un farmaco antitumorale ad uso umano adoperato nel trattamento di linfomi non-Hodgkin e di adenocarcinomi ovarici. A denunciare la "stranezza" è l'associazione Earth, che ha ricevuto la segnalazione di un proprietario di un gatto malato - il farmaco è anche ad uso animale - disperato da giorni e giorni di ricerca. Una ricerca, naturalmente, fallita.

"Il mio è un pellegrinaggio - dice l'uomo alla presidentessa dell'associazione Valentina Coppola - chiedo farmacia per farmacia ma tutte mi rispondono che il Leukeran non c'è e non è possibile ordinarlo". "Ci siamo immediatamente informati - spiega la numero uno di Earth - abbiamo chiamato le farmacie della Capitale in ordine alfabetico e le risposte dei farmacisti sono state sbalorditive: 'Lo richiediamo tutti i giorni dallo scorso dicembre, ma non arriva. Ha mai sentito parlare di mercato estero?'". 

Già, il mercato estero. "Il problema non è solo di Roma, ma di tutta Italia perché vendere farmaci all'esterno conviene ed è legale" spiega a Today.it, il Dr. Franco Caprino, presidente Federfarma Roma, che già nel luglio scorso aveva presentato un esposto alla Procura per chiedere di indagare sulle esportazioni parallele. "All'estero i farmaci costano molto di più e capire dove vanno a finire le enormi plusvalenze è praticamente impossibile". Una soluzione praticabile sarebbe alzare la produzione, ma i problemi potrebbero comunque non risolversi. 

"Ci sono aziende che producono anche il 10 o il 20% in più" - confessa Caprino - "ma più producono, più esportano". Conseguire il profitto più alto possibile, quindi, sembra più importante che permettere alle persone di curarsi. 

"Non credo che dietro tutto questo ci siano le case farmaceutiche" - analizza il numero uno di Federfarma Roma - "loro non avrebbero interessi perché annullerebbero il mercato in un Paese. Credo più sia 'colpa' di gruppi di persone o di farmacie che hanno la licenza da grossisti che riescono a straguadagnare esportando i farmaci all'estero". Ma come si è potuti arrivare ad una situazione che ha tutte le caratteristiche dell'emergenza?

"Gli errori più grandi sono stati due" - ricorda Caprino - "Il primo è stato accettare la normativa Ue sulle esportazioni parallele. Il secondo è stato dare la possibilità, con un intervento del governo 2006, alle farmacie di essere grossisti". Le vie d'uscita sono poche: "E' necessario un intervento forte del governo che obblighi tutte le parti in causa a soddisfare prima il fabbisogno interno". Da Palazzo Chigi però tutto tace: le farmacie italiane hanno sempre meno farmaci e l'unica strada percorribile resta l'acquisto in rete, con tutti i problemi connessi.



 

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